giovedì 22 aprile 2010

In linea con l'Oceano Atlantico



Ecco. Di nuovo in linea con l'Oceano Atlantico. Non amo parlare al telefono, mi imbarazza sempre, anche quando parlo con le persone con cui ho più confidenza. Figuriamoci se si tratta di chiamare fin laggiù. Lascio passare mesi tra una telefonata e l'altra, credo anche per paura di sentirmi dire che mi sono sognata tutto, che non c'è nessun Café Sport e tantomeno qualcuno in quella cucina che mi aspetta!
E invece anche oggi è scivolata via liscia:
- Buongiorno, parla Giada dall'Italia!
- Ah, sì, buongiorno!
(sa chi sono, è già qualcosa)
- Volevo avvisarla che ho comprato i biglietti, arrivo il 27 di giugno...
- Sì? Va bene.
- E poi volevo sapere: ha notizie riguardo alla stanza da affittare?
- Sì... Un momento...

E via con cinque minuti di diretta delirante dal Café Sport mentre lui, il proprietario si assenta perchè lo hanno chiamato. Le telefonate precedenti erano state più tranquille: silenzio, poi rumore lontano di bicchieri e voci di due, massimo tre persone.
Questa volta invece lui ha poco tempo, è distratto, come sottofondo c'è un vociare pazzesco di persone, rumore di bar affollato. E sono le dieci del mattino, ora locale.
Mi emoziono un po', resto in ascolto affascinata (meno male che c'è Skype) e mi diverte pensare che José mi abbia passato un attimo il Café Sport, perchè facessimo un po' di conoscenza:
- Allora ci si vede fra due mesi...

- Eccomi, scusami!
- Nessun problema. Dicevo...la stanza...
- Sì, sì, stai tranquilla, sentiamoci fra una quindicina di giorni, dovrei sapere qualcosa di certo.
- D'accordo, a presto
- A presto

mercoledì 21 aprile 2010

Wish me luck


una fresca ragnatela
sventola come uno spinnaker
alla finestra aperta,
ed ecco salpare
il piccolo capitano
su un filo di latte.
augurami buona fortuna,
ammiraglio,
non ho portato a termine nulla
in tutto questo tempo.

Leonard Cohen

mercoledì 14 aprile 2010

Pane, muffins e giardinaggio. Ho degli hobbies da anziana perché la vita là fuori è già movimentata.


Tanto per cominciare bene, una mattinata di sole. Poi un'ora di riunione in cooperativa, dove mi ripetono (l'altro giorno credevo di aver capito male) che dalla prossima settimana sarò già un po' meno precaria e che da settembre avrò un contratto normale. Ma anche se non ci sarò tutto luglio e tutto agosto? Sì, certo! Ohmmadonnabona!
Ed esco da quel portone leggerissima, con un sacchetto pieno di colori a dita della giotto e mi sento un sacco naif. Ma anche molto figa (in effetti, da una rapida occhiata a ogni vetrina, questi occhiali da sole mi stanno benissimo).
Poi mi dirigo velocissima verso il centro (quando sono di buon umore vado come il vento e assumo una postura da gnocca. L'ho già detto?) e incontro Tiago che sta per partire per Sanremo (va a fare caricature a dei giocatori di poker) e la cosa mi mette ancora più di buon umore.
Arrivo a casa e decido che stasera al corso non ci vado. Taglio e bom.
E le Pine mi hanno già detto che vengono a cena, e allora inizio a spignattare, ormai decisa a buttare un pomeriggio intero.
È bello quando a un certo punto ti fermi e fai tutte quelle cose lentissime, che portano via un sacco di tempo, con tempi morti in mezzo a dir poco biblici. Altrimenti non è vero cazzeggio.
Fare il pane aiuta a fare ordine nel cervello. Prima uniamo l'acqua, il lievito, un filo d'olio e il sale alla farina, poi impastiamo per cinque minuti. Poi lasciamo riposare l'impasto per dieci minuti. Impastiamo ancora cinque minuti. Copriamo il tutto e lasciamo lievitare per un'ora. Passiamo a questo punto ai muffins, per metterci un po' alla prova (sìssì, anche nei momenti di relax) con i tempi stretti. Prova superata e ghigno da infallibile.
Dopo aver infornato i muffins possiamo tornare al nostro pane, che andrà spostato nella teglia da plum cake, dove riposerà per ben tre ore. Prima di lasciarlo tranquillo gli diamo una spolveratina di semi di papavero.
Non sono ancora le cinque, c'è una luce bella fuori e cinquanta bambini che giocano in cortile. Do l'acqua alle piante e mi rendo conto dello stato di abbandono in cui vegetano.
Inizia l'operazione di sfoltitura, sia dell'edera che delle piante grasse nei vasi da ringhiera.
Anche il gelsomino avrebbe bisogno di una ripulita, ma non oso ancora.
Decido di ripulire anche i vasi con le piante secche, una rassodatina al terreno e via con la moltiplicazione per talea delle piante grasse con i resti della ripulitura degli altri vasi.
L'importante è apparire sempre sicuri di quello che si fa, anche con le piante.