mercoledì 19 maggio 2010

San Salvario



San Salvario mi piace perchè è un quartiere vario e colorato. Non mi piacciono tanto i suoi locali, non tutti, ma San Salvario nel complesso sì, soprattutto di giorno, a negozi aperti.
Girando mezz'ora per cercare parcheggio, per andare a sentire il concerto dei Papatachos al Barnum, pensavo a quelli che si sono persi il rifiorire di San Salvario e se lo ricordano pericoloso e zozzo, e alle guide turistiche di Torino che lo definiscono un quartiere multietnico da cui tenersi però alla larga dopo una certa ora... sai... le vie e i quartieri intorno alle stazioni...
Sarà che ho una soglia della paura diversa (se hai lavorato in via Cottolengo e sei passato mille volte in via Sigismondo Gerdil nessun quartiere malfamato europeo ti può fare paura), sarà che son convinta che i "giri strani" girano bene su se stessi e non vengono a cercare proprio noi, sarà questo e sarà quell'altro, io a San Salvario ci sto a mio agio.
Così pensavo, girando con la macchina intorno a largo Saluzzo, finchè... eccolo lì! Quello sta andando via!!! Inchiodo e aspetto che il tizio appena salito in macchina faccia manovra e mi lasci il posto. Intanto butto l'occhio su un ometto tutto storto che ciondola sul marciapiede.
Il tizio in due manovre esce dal parcheggio, ingrano la prima e l'ometto ciondola fino al mio parcheggio; e mi guarda. Fa spavento, ha una cosa in bocca che non è quel che poteva sembrarmi prima, no no, non è una cicca, non è uno stuzzicadenti, non è una penna. È una siringa, di quelle piccole, da tossici.
Ehm. Potrei far finta di niente, ma ho la freccia inserita, sta lampeggiando inequivocabilmente e gli sta dicendo che voglio mettermi proprio lì dove c'è lui. Si sposta lentissimo verso la strada, accanto alla macchina davanti al mio parcheggio. Proprio quella che dovrò affiancare per fare retromarcia e inserirmi in quel posticino. Ora mi guarda fisso, con la sua siringa in bocca.
Decido che quel posto dev'essere mio e che lui si deve togliere. Proviamo. Avanzo piano piano e arrivo a un metro dalle sue gambe. Niente. Mmmmmmhhh... Ti devi togliereeeeeeeeeeeeee!!! Non posso mica scendere a dirteloooo!!!
Ho la faccia di una sopraffatta dallo sconforto e in quel momento sul marciapiede passano due ragazzoni neri. Li guardo fissi per un po' per cercare appoggio, magari mi tolgono l'ometto dai piedi. Si avvicinano, inclino anche un po' la testa per continuare a cercare il loro sguardo; si accorgono di me, ma non capiscono il problema. Pensano infatti che ci stia provando (devo rivedere la tecnica degli sguardi, l'ho sempre detto...) e allora si fermano, si avvicinano, si chinano verso il mio finestrino. Uno mi fa l'occhiolino. L'altro mi dice ciao. Sposto lo sguardo dall'altra parte, l'ometto è ancora lì che ciondola e mi guarda... mmmmmhhh... Poi uno dei due ragazzoni inizia a battere sul finestrino con tutte e due le mani, in modo simpatico, non aggressivo, con un sorriso gigante, dicendo ciao bella.
È in quel momento che mi viene da ridere, e rido. Gli faccio un gesto con la mano per dirgli che non ce n'è e per sdrammatizzare. Mi giro dall'altra parte e l'ometto sta ciondolando via.
Parcheggio.
Comunque San Salvario è un posto che consiglio a tutti.

domenica 2 maggio 2010

sei pazza???



...sei pazza??? È sulla faglia! - ha detto Alberto l'altro giorno guardando la mappa.

sabato 1 maggio 2010

il mare di Elisa



Un raggio di sole fende
bizzarre nuvole,
orsi, leoni marini, mandragole.
Nuotando inseguo quel raggio
che pare avvitarmi,
invitarmi
oltre,
oltre lo spazio,
oltre il tempo,
oltre tutta la luce.
È leggero,
è morbido, melodioso,
è infinito cobalto.